Scenario macro 2023: l’attenuazione dei venti contrari in Germania non dovrebbe mascherare un anno difficile per i bilanci aziendali
L’ottimismo macroeconomico che caratterizza l’inizio del nuovo anno è inequivocabile in tutta l’area dell’Euro, guidato dal miglioramento delle prospettive della Germania, la maggiore economia del blocco. L’inverno mite in Europa ha contribuito ad alleggerire i consumi di energia e ha portato a un forte calo dei prezzi del gas naturale all’ingrosso, mentre il sostegno fiscale tedesco ha aiutato le imprese e le famiglie. L’ottimismo per il nuovo anno è sostenuto dal calo delle aspettative di inflazione e dalla riapertura dell’economia cinese, che darebbe una spinta sostanziale alle esportazioni tedesche.
Tuttavia, la Banca Centrale Europea (BCE) è ben lontana dal dichiarare vittoria sull’inflazione. “L’inflazione, a detta di tutti, è troppo alta”, ha dichiarato il 19 gennaio il presidente della BCE Christine Lagarde a un panel del World Economic Forum di Davos. “Non ci fermeremo”. L’inasprimento delle condizioni finanziarie si ripercuote sulla sostenibilità del debito delle imprese e sui requisiti di rifinanziamento per l’aumento del costo del debito. Nell’area dell’Euro, le pressioni sui prezzi di ampia portata sono ancora in aumento, mentre l’inasprimento delle condizioni finanziarie peserà sull’attività economica e sui bilanci delle imprese.
L’inflazione annuale nell’area Euro è stata dell’8,5% a gennaio, in calo rispetto al 9,2% di dicembre, secondo una prima stima dell’Eurostat, a causa della moderazione dell’inflazione energetica. Secondo le proiezioni, l’inflazione complessiva dell’area dovrebbe rallentare dall’8,4% nel 2022 al 5,6% nel 2023 e al 2,5% nel 2024. Il PIL dell’Eurozona è rallentato allo 0,1% nel quarto trimestre, la crescita più debole dal primo trimestre del 2021. Secondo le previsioni intermedie invernali della Commissione europea, il PIL dell’area Euro dovrebbe aumentare dello 0,9% quest’anno, rispetto alla precedente previsione di una contrazione dello 0,1%. Tuttavia, alcuni analisti prevedono una recessione nella prima metà del 2023.
Le imprese e gli investitori devono ancora assorbire la diminuzione della liquidità del mercato dovuta all’inasprimento delle condizioni finanziarie e alla riduzione del bilancio della BCE, che ammonta a 8.800 miliardi di euro. A partire da marzo, la BCE prevede di ridurre le proprie disponibilità nel programma di acquisto di asset (APP), non reinvestendo il capitale derivante dai titoli in scadenza al ritmo di 15 miliardi di euro al mese fino alla fine del secondo trimestre. L’impatto di questo azzeramento della liquidità richiederà tempo per essere osservato, ma favorisce l’allontanamento da una politica monetaria accomodante.
In questo secondo articolo in cui analizziamo il contesto macro in alcuni mercati europei, esaminiamo le prospettive di Germania, Austria e Polonia.
Germania
L’economia tedesca è stata descritta come “lusinghieramente resistente” nel 2022 dal ministero dell’Economia, grazie al trend di recupero post-pandemia, al miglioramento dei consumi privati e al venir meno dei colli di bottiglia sull’offerta. Si prevede che la Germania eviterà la recessione nel 2023, con la Commissione Europea che prospetta un piccolo aumento dello 0,2% del PIL, una significativa revisione al rialzo rispetto al calo dello 0,6% dello scorso novembre.
Secondo i dati dell’Ufficio Federale di Statistica, l’attività economica tedesca ha subito una contrazione dello 0,2% nel quarto trimestre, attribuibile alla revoca delle misure di blocco per la pandemia, che ha compensato i costi economici derivanti dalla guerra della Russia in Ucraina. Ruth Brand, direttrice dell’agenzia statistica, ha dichiarato che l’economia si è comportata bene nonostante “gravi carenze di materiali e colli di bottiglia nelle consegne” e “prezzi in massiccio aumento”, tra cui quelli dei generi alimentari, cresciuti del 13,4% nel 2022, e i salari della manodopera qualificata. La Germania ha il terzo più basso tasso disoccupazione dell’Unione Europea, pari al 3,0%.
L’inflazione annuale tedesca si è attenuata nei primi mesi dell’anno, con un amento dei prezzi al consumo del 9,2% su base annua a gennaio in termini armonizzati, secondo l’Ufficio Federale di Statistica, a causa del significativo rallentamento dell’aumento dei prezzi dell’energia. L’inflazione annuale non armonizzata è salita di 10 punti base all’8,7% a gennaio, mentre i prezzi al consumo annualizzati sono aumentati del 7,9% nel 2022.
I prezzi all’ingrosso del gas e dell’elettricità in Germania sono scesi notevolmente alla fine dello scorso anno. Ciò ha sostenuto il rallentamento del tasso di crescita annuale dei prezzi alla produzione, sceso al 21,6% a dicembre rispetto al 45,8% di tre mesi prima e al livello più basso dal novembre 2021, secondo i dati dell’ufficio statistico.
La continua moderazione dei prezzi dell’energia a gennaio e febbraio dovrebbe sostenere un altro calo significativo dei prezzi alla produzione tedeschi, traducendosi in una flessione industriale meno profonda nei settori ad alta intensità energetica rispetto a quanto previsto solo due mesi fa. Tuttavia, una flessione meno profonda non rappresenta un punto di svolta significativo. La pressione al ribasso sull’economia dei servizi tedesca si è attenuata a gennaio, secondo l’indice PMI tedesco di S&P Global, mentre le pressioni inflazionistiche continuano a perdere slancio, guidate dal raffreddamento delle pressioni sui costi manifatturieri e dall’allentamento delle tensioni della catena di approvvigionamento. Sebbene le imprese abbiano mostrato un rinnovato ottimismo per le prospettive per il 2023 e una continua resistenza del mercato del lavoro, permangono molteplici venti contrari alla domanda. L’inflazione elevata e l’inasprimento delle condizioni finanziarie hanno creato reticenza negli investimenti e riduzione delle scorte tra i produttori, contribuendo a un ulteriore calo su larga scala dei nuovi flussi di lavoro.
Mentre l’Europa è alle prese con intensi problemi macro e geopolitici, le pressioni di fondo sui prezzi continuano ad aumentare, erodendo il potere d’acquisto e indebolendo la spesa dei consumatori. Tutti questi fattori freneranno la crescita di quest’anno.
Il FMI ha descritto il passaggio della Cina dalla politica ” Zero Covid” come il fattore più critico per la crescita globale nel 2023. Tuttavia, la forza della riapertura cinese presenta un’arma a doppio taglio. Se la riapertura della Cina è più debole del previsto, il che potrebbe essere dovuto a una minore spesa discrezionale, data la scarsa fiducia dei consumatori, la tensione del mercato del lavoro, l’indebolimento delle esportazioni e l’impatto della correzione del mercato immobiliare in corso, la spinta alla crescita globale – e all’economia tedesca – sarà ridotta. D’altro canto, se si concretizzerà una forte riapertura della Cina, essa introdurrà nuove pressioni inflazionistiche nell’economia globale. Ad esempio, l’aumento della domanda cinese di gas naturale liquefatto (LNG) allontanerà le forniture dall’Europa, il che potrebbe fungere da ulteriore catalizzatore dell’inflazione energetica in un momento in cui l’UE è fortemente impegnata a diversificare l’approvvigionamento energetico dalla Russia. Attualmente, quindi, gli aspetti negativi di entrambi gli scenari per la crescita globale e per l’economia tedesca potrebbero essere in qualche modo trascurati.
Austria
L’Indice dei Prezzi al Consumo in Austria è aumentata a gennaio all’11,1%, secondo i dati di Statistics Austria, invertendo tre mesi di decelerazione. La ripresa dell’inflazione è stata attribuita ai forti aumenti dei prezzi dell’energia per uso domestico, nonostante il tetto ai prezzi dell’elettricità che non dovrebbe entrare in vigore prima di marzo. I prezzi al consumo sono aumentati dello 0,8% a gennaio. Altrove, i costi delle abitazioni e dell’acqua rimangono elevati.
Il tasso di inflazione medio annuo dei prezzi al consumo nel 2022 è triplicato rispetto all’anno precedente, raggiungendo l’8,6%, secondo i dati di Statistics Austria, il livello di inflazione più alto dalla crisi dei prezzi del petrolio del 1974. Anche il tasso di inflazione armonizzato è stato dell’8,6% nel 2022.
Secondo l’Istituto di Studi Avanzati (IAS), il PIL reale dell’Austria sarebbe cresciuto del 4,8% nel 2022, con un’economia che ha perso slancio nella seconda metà dello scorso anno a causa del forte aumento dei prezzi dell’energia, dell’elevata incertezza e dell’indebolimento della domanda internazionale. Le previsioni per la crescita economica del quarto trimestre non dovrebbero mostrare un’ulteriore crescita, poiché i due motori dell’economia – l’industria e il turismo sciistico – hanno entrambi sofferto alla fine dello scorso anno. Nel prossimo anno, l’economia austriaca dovrebbe stabilizzarsi dopo un periodo invernale fiacco, ed entro la primavera si prevede una stabilizzazione dell’economia, sostenuta dall’attenuazione delle pressioni inflazionistiche.
Lo IAS prevede che il PIL austriaco cresca rispettivamente dello 0,4% nel 2023 e dell’1,2% nel 2024, mentre l’inflazione dovrebbe scendere al 6,7% e al 3,5% nei prossimi due anni. La bassa domanda internazionale, l’elevata incertezza delle imprese e delle famiglie e la debole fiducia delle imprese riflettono la forte dipendenza dal gas russo. L’Austria importa circa il 90% del suo consumo di gas. Prima della guerra, l’80% delle importazioni di gas proveniva dalla Russia. Nel novembre 2022, tuttavia, la quota di gas importato dalla Russia era scesa a circa il 40%, secondo i dati citati da ING.
Queste dinamiche miglioreranno gradualmente, in quanto continueranno a frenare gli investimenti delle imprese e la spesa dei consumatori all’inizio del nuovo anno.
L’indice PMI austriaco per il settore manifatturiero si è attestato a 47,3 a dicembre, registrando la quinta contrazione mensile consecutiva, al di sotto della media della zona Euro. Il forte calo della domanda ha frenato l’aumento dei costi e dei prezzi alla produzione. I produttori rimangono pessimisti sulle prospettive, nonostante l’allentamento delle pressioni sui prezzi, a causa delle preoccupazioni per un ampio rallentamento economico, per l’inasprimento delle condizioni finanziarie e per gli alti costi dell’energia. L’elevata carenza di manodopera impedirà alla, tuttora debole, crescita occupazionale di aumentare in modo significativo il tasso di disoccupazione, che dovrebbe rimanere intorno al 6,5% nei prossimi due anni, secondo lo IAS.
Polonia
L’attività economica in Polonia, la più grande economia dell’Europa centrale, sembra aver subito un brusco rallentamento alla fine del 2022, in quanto la fiacca produzione manifatturiera e le vendite al dettaglio hanno sottolineato un contesto di domanda difficile, l’incertezza economica e l’alta inflazione. Secondo Fitch Ratings, il PIL dovrebbe rallentare significativamente nel 2023, passando a una crescita dell’1,1% dal 5,7% stimato per il 2022, a causa del rallentamento del commercio internazionale e della domanda interna.
I consumi privati sono stati frenati dall’alta inflazione e dalla debolezza della fiducia dei consumatori, una tendenza che si prevede continuerà nel 2023. La crescita delle vendite al dettaglio polacche è calata bruscamente a dicembre (0,2% in più rispetto a dicembre 2021) rispetto all’aumento del 13,1% di novembre 2022, secondo Statistics Poland, con forti cali nei settori dei mobili, dei televisori e degli elettrodomestici. La produzione industriale e i nuovi ordini sono scesi ulteriormente, secondo l’indice PMI di S&P Global Poland, mentre l’occupazione e gli acquisti hanno continuato a diminuire.
L’economia polacca è esposta al rischio di recessione, poiché la crescita dei prezzi accumulata nell’ultimo anno pesa sulla spesa e sulla fiducia dei consumatori, mettendo sotto pressione le imprese attraverso una domanda più bassa, costi più elevati e un accesso al debito più costoso. Tuttavia, l’economia riceverà un certo sostegno da parte del Fondo di coesione dell’UE, progettato per aiutare finanziariamente gli Stati membri dell’UE con un reddito nazionale lordo pro capite inferiore al 90% della media dell’Unione Europea.
L’Indice dei Prezzi al Consumo su base annua in Polonia è sceso al 16,6% a dicembre, rispetto al 17,5% di novembre e al massimo storico del 17,9% dello scorso ottobre, secondo la National Bank of Poland (NBP). L’inflazione di fondo su base annua a dicembre è stata dell’11,5%. Le forti pressioni inflazionistiche sono tra le peggiori dell’Eurozona, il che ha scatenato una disputa pubblica sul bilanciamento tra i rischi di una stretta eccessiva e i pericoli di una prolungata pressione sui prezzi. Nella riunione di gennaio 2022, la NBP ha mantenuto invariato il tasso di riferimento al 6,75% per la quarta volta consecutiva. Il calo dei prezzi delle materie prime dovrebbe sostenere un ulteriore calo dell’inflazione a partire da marzo o aprile, ma le pressioni sui prezzi potrebbero tornare a salire a gennaio, a causa di un aumento dei prezzi regolamentati, secondo quanto dichiarato dal primo ministro Mateusz Morawiecki in un’intervista al World Economic Forum di Davos.