L’Europa alle prese con il rischio di insolvenza dei prestiti alle PMI legati al Covid-19
I governi europei non hanno ancora risolto la sfida dei prestiti ereditati dall’era Covid-19 per sostenere le PMI e le grandi imprese nella grave crisi di liquidità causata dalla pandemia. Gli Stati membri dell’Unione Europea hanno erogato nel biennio numerosi prestiti bancari garantiti dallo stato, in particolare per le PMI, le quali hanno subito diminuzioni consistenti nelle entrate a causa delle chiusure che hanno impedito la normale circolazione del denaro.
La risposta dei politici è stata rapida. I fondi pubblici stanziati per questi programmi emergenziali sono stati eccezionalmente elevati in Germania e in Italia, dove i prestiti garantiti dai governi hanno avuto budget di 757 miliardi e 400 miliardi di euro, pari rispettivamente al 20% e al 25% del PIL. In Spagna, l’intervento del Governo è stato più contenuto attestandosi su un budget di 140 miliardi di euro, pari al 7,4% del PIL, mentre la Grecia ha concentrato gli aiuti più verso lavoratori autonomi e famiglie, per un importo complessivo pari al 22,8% del PIL. In totale, questi programmi hanno distribuito più di 1.000 miliardi di euro in prestiti di emergenza.
Con la fine delle moratorie dei diversi stati su capitale e interessi, il numero delle inadempienze ha iniziato ad aumentare. I governi si sono affidati alle banche di sviluppo nazionali ed al sistema bancario in generale come tramite per nuova liquidità e per l’emissione di garanzie pubbliche sui prestiti. Infatti, soprattutto durante la fase iniziale dello shock portato dal Covid-19 il contesto economico estremamente incerto ha contribuito a un’elevata domanda di liquidità da parte delle imprese e le banche sono state in ultima analisi responsabili delle decisioni sui prestiti cd. “d’emergenza”; inoltre, a causa del tempo ed al rilascio di garanzie governative tra il 60% e il 100%, molti prestiti sono stati emessi con una due diligence più light rispetto ai classici iter. In alcuni casi, i prestiti sono stati erogati in tutta Europa a mutuatari con informazioni imprecise e incomplete, con una storia creditizia mediocre e con un’elevata leva finanziaria, il che ha aumentato il rischio di insolvenza. Molti governi europei temono che le banche possano escutere frettolosamente le garanzie statali, mettendo a rischio la capacità delle imprese di rimanere operative e con implicazioni significative per le finanze pubbliche nazionali.
In questo articolo esamineremo i programmi promossi da quattro dei principali mercati europei – Italia, Germania, Spagna e Grecia – ed esploreremo il modo in cui queste nazioni stanno gestendo il problema dei prestiti di emergenza ereditati dall’era Covid-19.
Italia
Il governo italiano ha sottoscritto 277 miliardi di euro di crediti per aziende legate al Covid per 2,7 milioni di PMI. L’Italia ha introdotto diversi programmi di finanziamento per sostenere le PMI, tra cui garanzie statali e prestiti agevolati. I due programmi principali sono stati:
- Il “Decreto Rilancio” che prevedeva garanzie sui prestiti forniti dal governo italiano attraverso SACE (Società per l’Assicurazione del Credito all’Esportazione), parte del gruppo CDP, per sostenere le PMI. Le garanzie statali erano comprese tra il 70% e il 90% sui prestiti e sulle linee di credito alle grandi imprese e PMI.
- il “Fondo di Garanzia Nazionale” che è stato ampliato per fornire garanzie sui nuovi prestiti bancari alle PMI. Le garanzie statali erano comprese tra l’80% e il 100% su prestiti e altre forme di credito a PMI e mid-cap.
Per tutti gli schemi, l’importo massimo garantito non poteva superare il 25% dei ricavi del mutuatario, e non erano previste né commissioni né controlli sul credito.
Per molte imprese, i rimborsi del capitale sono iniziati nel giugno 2023, il che ha comportato il primo test significativo della loro capacità di ripagare i debiti. Il programma italiano di Gestione attiva dei prestiti garantiti (GLAM), introdotto dal precedente governo guidato da Mario Draghi e gestito da AMCO, mirava a evitare che le banche ricorressero troppo precipitosamente alle garanzie statali.
In base alla legislazione originaria, le banche avevano un periodo di 90 giorni per esercitare completamente la garanzia e trasferire il prestito al programma GLAM se il mutuatario non riusciva a ripagare. La proposta GLAM consente alle banche di trasferire i prestiti alle PMI a rischio di insolvenza a un veicolo separato con AMCO responsabile delle attività di recupero. Tuttavia, il governo deve ancora approvare la proposta, in quanto l’attivazione di garanzie statali può mettere a rischio la capacità dei mutuatari di rimanere in attività, oltre ad avere implicazioni significative per le finanze pubbliche italiane. Come riportato da Reuters, il governo italiano ha ora messo in pausa lo schema progettato per gestire le garanzie statali (GACS) nell’ambito di una revisione complessiva delle modalità in cui il Paese gestirà i prestiti garantiti dall’era Covid-19 in caso di inadempienza dei mutuatari. Non è ancora chiaro, tuttavia, quale strada prenderà il governo italiano per bilanciare il suo impegno legale nei confronti delle banche che hanno concesso prestiti con garanzie statali.
È importante notare che lo stock italiano di prestiti societari legati al Covid-19 e garantiti dallo Stato è quasi il doppio dell’equivalente in Francia e Spagna, e quasi cinque volte più grande dei 57 miliardi di euro sottoscritti dalla Germania, la più grande economia dell’area EU.
Germania
Il 27 marzo 2020, il governo tedesco ha annunciato un finanziamento di 756 miliardi di euro per sostenere i sistemi di garanzia dei prestiti (compresi prestiti bancari, cambiali, scoperti di conto, socnto fatture, etc.), successivamente ridotto a circa 550 miliardi di euro. Questi finanziamenti sono stati suddivisi in due schemi di garanzia dei prestiti:
- 400 miliardi di euro sono stati destinati al finanziamento delle grandi imprese. Le garanzie fino al 90% sono state emesse direttamente dal Ministero delle Finanze (Bundesministe-rium der Finanzen, o BMF).
- 150 miliardi di euro sono stati stanziati per fornire liquidità alle PMI, suddivisi in quattro categorie per soddisfare le diverse tipologie di imprese. La Kreditanstalt für Wiederaufbau (KfW), la banca di sviluppo nazionale, era responsabile della distribuzione dei prestiti nei quattro schemi:
- Prestiti istantanei KfW (garanzia al 100%)
- KfW Prestiti imprenditoriali
- Prestiti ERP per l’avviamento
- Partecipazione diretta per il finanziamento in pool
Tra marzo 2020 e luglio 2021, KfW ha impegnato 58,6 miliardi di euro per tutti i programmi di concessione creditizia, poco più di un terzo del budget assegnato dal governo tedesco.
Di questi quattro schemi, KfW Instant Loans è stato il più generoso, coprendo il 100% del rischio di credito, con la garanzia del governo federale tedesco. L’approvazione dei crediti è stata meno rigida e non ha richiesto una valutazione del rischio da parte della banca partecipante o di KfW, per consentire un’erogazione rapida. Nonostante le condizioni generose, il tasso di utilizzo è stato relativamente basso, pari a 8,1 miliardi di euro (ad agosto 2021). KfW, nel frattempo, ha lanciato altri due programmi comprensivi di una garanzia parziale che andava dall’80% al 90% e importi massimi di prestito più elevati (l’importo massimo del prestito è stato di 100 milioni di euro). L’utilizzo comprensivo di entrambi i programmi ammontava a 34,1 miliardi di euro ad agosto 2021.
Spagna
Anche il governo spagnolo ha lanciato due programmi di garanzia sui prestiti con un budget complessivo di 141 miliardi di euro per sostenere le PMI e i lavoratori autonomi. Questi sono stati gestiti dall’Instituto de Crédito Oficial (ICO), la banca di sviluppo nazionale spagnola, insieme al Ministero degli Affari economici e della trasformazione digitale. I programmi erano:
- ICO Líneas Avales “Liquidez” COVID 19 è stato introdotto per sostenere le esigenze di liquidità circolante delle imprese.
- ICO Líneas Avales “Inversión y actividad” ha fornito linee di garanzia per finanziare nuovi progetti di investimento delle PMI.
Gli schemi di prestito approvati dal governo hanno permesso di raggiungere fino a 141 miliardi di euro di credito, con oltre il 98% sottoscritto da PMI (in particolare micro-PMI) e lavoratori autonomi attraverso più di 1,2 milioni di linee di credito, con un importo totale garantito di 107 miliardi di euro. Tuttavia, le condizioni sono state meno generose rispetto ai sistemi di garanzia dei prestiti italiani e tedeschi: il modello spagnolo prevedeva infatti una copertura dell’80% per i nuovi prestiti e del 70% sui rinnovi a PMI e lavoratori autonomi, mentre per le imprese più grandi la garanzia si estendeva a una copertura del 70% dei nuovi prestiti e il 60% dei rinnovi. Inoltre, i governi regionali spagnoli hanno implementato a loro volta i propri programmi di credito a sostenimento delle PMI.
Soffermandoci sulla tipologia di attività, turismo e cultura hanno rappresentato il 36% del volume totale, seguiti da trasporti e industria automobilistica (23%), distribuzione di alimenti e bevande (19%), attività commerciali (13%) e dal settore tessile, moda e commercio (10%).
Grecia
Il Ministero delle Finanze greco ha fornito un sostegno finanziario alle famiglie e alle imprese colpite dalla pandemia attraverso due programmi di sovvenzioni ipotecarie:
- il programma GEFYRA 1 ha erogato 247 milioni di euro a 75.666 beneficiari
- Il programma GEFYRA 2 ha esteso 256,3 milioni di euro in 18.773 prestiti a 10.533 PMI e lavoratori autonomi.
Banche e gestori hanno monitorato attentamente il comportamento di questi prestiti, tra le preoccupazioni per l’impatto dell’inflazione, per la riduzione del reddito disponibile delle famiglie e per l’aumento degli oneri finanziari che incidono sulla capacità delle PMI e dei proprietari di case di onorare i debiti. Oltre ad aumentare gli incassi a breve termine per le banche, i programmi GEFYRA hanno contribuito a promuovere una sana cultura dei pagamenti, in quanto i mutuatari che hanno ricevuto garanzie governative sono considerati in “prova” per un periodo fino a 18 mesi in cui devono rimanere in regola per evitare di dover restituire il sussidio.
Gestione dei prestiti Covid-19 in difficoltà
In molti stati UE, tuttavia, ci sono state forti limitazioni e restrizioni al collocamento di prestiti garantiti dallo Stato dell’era Covid agli investitori. Queste restrizioni sono state concepite per prevenire il potenziale sfruttamento dei sistemi di garanzia. La limitazione alla vendita di questi prestiti avrebbe dovuto consentire ai governi di mantenere il controllo sulla distribuzione dei fondi e garantire che i beneficiari ricevessero il sostegno necessario e proteggessero la redditività delle loro imprese. Tuttavia, per le banche che emettevano prestiti garantiti dal governo senza la possibilità di vendere i propri prestiti, l’opzione della garanzia è stata l’unica uscita possibile.
I processi bancari per la gestione dei prestiti alle PMI in stato di insolvenza non sono in genere concepiti per le quantità che potrebbero emergere entro i prossimi due anni. Con l’aumento del volume dei prestiti in sofferenza, le banche hanno infatti iniziato a preoccuparsi dei costo, del rischio e del tempo di gestione che questi prestiti potrebbero assorbire.
Senza una guida chiara, o in presenza di procedure eccessivamente costose per l’applicazione delle garanzie governative, le banche potrebbero non essere incentivate anche a ristrutturare oltre che a concedere nuovo credito alle PMI che operano al limite della sopravvivenza aziendale. In questo scenario, il fallimento di un numero maggiore di PMI diventa sempre più probabile rispetto alle proiezioni. Questo esito non è inevitabile, ma possibile.